La psicoterapia viene definita come un percorso attraverso il quale la persona che si rivolge al terapeuta chiede di risolvere un problema, conoscere meglio se stesso, di fare un piccolo viaggio nella sua vita, vedendo risorse e limiti che lo hanno portato alla consulenza.
La vita è costellata di eventi problematici per chiunque; la differenza sta nel ‘come’ ognuno di noi si pone nei confronti di tali realtà, poiché ciò condurrà a mettere in atto tentativi che possono guidare non solo alla non soluzione, ma, addirittura, alla complicazione del problema che si vorrebbe risolvere. In altri termini, errare è umano, ma è l’incapacità di modificare i propri errori che rende le situazioni irrisolvibili.

E qui si rende necessario l’aiuto di uno psicologo-psicoterapeuta per sollevare la persona dal disagio emotivo e per renderla più autonoma e quindi meno dipendente da certe condizioni che sono inconsapevoli e che ci portano in un loop comportamentale che ci lascia nel disagio.

Come hanno indicato altri autori, come Watzlawick, una tentata soluzione (a un problema) che non funziona, se reiterata, non solo non risolve il problema, ma lo complica, sino a portare al costituirsi di un vero e proprio circolo vizioso, all’interno del quale ciò che viene fatto nella direzione del cambiamento alimenta la persistenza di ciò che dovrebbe essere cambiato.

La psicoterapia è lo svelamento di processi inconsapevoli, che tutti abbiamo e che è normale avere, ed è il percorso attraverso il quale questi contenuti diventano consapevoli e quindi possono essere modificati.
Non c’è un momento ben definito per iniziare un percorso di psicoterapia; il paziente viene a colloquio e subito, da parte del terapeuta, viene fatta l’analisi della domanda, ovvero c’è in un particolare momento un disagio, un malessere, di tipo depressivo o ansioso, in un momento della vita in cui ci si sente incastrati in una situazione o nel lavoro, o si gira intorno allo stesso problema senza ottenere risultati.

Quando il paziente arriva c’è un momento conoscitivo iniziale, in cui si conoscono quelle che sono le risorse del paziente, viene chiesta per esempio qual è la composizione della famiglia, viene fissato qualche colloquio in cui si capisce se il paziente si sente a suo agio a parlare di se stesso col terapeuta.
Non dimentichiamo che il terapeuta non è un farmaco, ma è la relazione che s’instaura che è terapeutica.
Quindi individuare il momento esatto in cui rivolgersi a un professionista è difficile.
Tuttavia intraprendere un percorso con uno psicoterapeuta è uno strumento che una persona ha in più nella vita. Lo psicoterapeuta va bene anche per un colloquio solo.
L’errore del pensare comune è ‘vado dal terapeuta perché sono matto’, invece ci può essere un momento difficile nella vita, una perdita, ma anche una gioia come diventare genitore, una responsabilità sul lavoro, la nascita di una relazione seria, ecc.
La presenza del terapeuta è un sostegno per essere più sereni in un nuovo percorso, verso l’autonomia della persona e di chi gli sta intorno.

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