Più di un adolescente su 7, nella fascia d’età tra i 10 e i 19 anni, convive con un disturbo mentale diagnosticato e, tra questi, 89 milioni sono ragazzi e 77 milioni ragazze.

Un disagio che può diventare insopportabile e che porta quasi 46mila adolescenti ogni anno a togliersi la vita, più di uno ogni 11 minuti.

A lanciare l’allarme è stata l’Unicef lo scorso ottobre, attraverso il rapporto “La Condizione dell’infanzia nel mondo – Nella mia mente: promuovere, tutelare e sostenere la salute mentale dei bambini e dei giovani”.

L’ansia e la depressione rappresentano il 40% dei disturbi mentali diagnosticati e i tassi in percentuale sono più alti in Medio Oriente e Nord Africa, in Nord America e in Europa Occidentale.
In alcuni casi il disagio mentale è tale da lasciare i giovani con la sensazione di non avere una via d’uscita. E così il suicidio è, nel mondo, una fra le prime cinque cause di morte fra i 15 e i 19 anni, mentre in Europa occidentale diventa la seconda, con 4 casi su 100mila, dopo gli incidenti stradali.
Le problematiche di salute mentale diagnosticate, tra cui ADHD, ansia, autismo, disturbo bipolare, disturbo della condotta, depressione, disturbi alimentari e schizofrenia, danneggiano i bambini e la società nel suo insieme.
Una nuova analisi della London School of Economics presente nel rapporto indica che il mancato contributo alle economie a causa dei problemi di salute mentale che portano a disabilità o morte tra i giovani è stimato in quasi 390 miliardi di dollari all’anno.
I governi stanno investendo troppo poco per affrontare questi bisogni fondamentali”, ha dichiarato il direttore generale dell’Unicef Henrietta Fore.
A livello globale, infatti, agli interventi per la salute mentale viene destinato circa il 2% dei fondi governativi per la salute. “Troppo poco rispetto alle necessità”, mette in guardia il rapporto.

Un giovane su 5, tra i 15 e i 24 anni, dichiara di sentirsi spesso depresso o di avere poco interesse nello svolgimento di attività. E i giovanissimi “potrebbero sentire per molti anni a venire l’impatto del Covid-19 sulla loro salute mentale e sul loro benessere”.
A stimare il costo psicologico della pandemia sono i risultati del sondaggio condotto dall’Unicef e da Gallup in 21 paesi. Secondo gli ultimi dati disponibili, a livello globale, almeno 1 bambino su 7 è stato direttamente colpito dai lockdown, mentre più di 1,6 miliardi di bambini hanno perso parte della loro istruzione a causa delle chiusure delle scuole. L’interruzione della routine, dell’istruzione, delle attività ricreative, così come la preoccupazione per il reddito familiare e la salute, spiega il rapporto, rende molti giovani spaventati, arrabbiati e preoccupati per il loro futuro.
“Sono stati 18 lunghi mesi per tutti noi, specialmente per i bambini. Con il lockdown – ha dichiarato il direttore generale dell’Unicef Henrietta Fore – a livello nazionale e le restrizioni di movimento legate alla pandemia, i bambini hanno trascorso anni indelebili della loro vita lontano dalla famiglia, dagli amici, dalle aule, dal gioco, elementi chiave dell’infanzia stessa”. Non solo. L’impatto della pandemia sulla salute mentale “è solo la punta dell’iceberg. Anche prima della pandemia – conclude – troppi bambini erano gravati dal peso di problemi non affrontati di salute mentale”.

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